NECROPOLI DEI MONTEROZZI

Inserita nel 2004, con la necropoli della Banditaccia di Cerveteri, nella lista dei monumenti dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”, rappresenta uno dei complessi archeologici più importanti del Mediterraneo, con una serie straordinaria di tombe dipinte definite dall’etruscologo Massimo Pallottino “il primo capitolo della storia della pittura italiana”.

L’uso di decorare con pitture le camere sepolcrali è attestato in numerosi centri etruschi, ma è solo a Tarquinia che il fenomeno assume notevoli dimensioni e continuate nel tempo, dal VII secolo a. C. a tutto il III secolo a. C. Le tombe dipinte sono l’espressione dell’aristocrazia etrusca.

Scavate nel banco di roccia e accessibili attraverso corridoi in discesa, sono camere sotterranee (ipogee) di varie dimensioni e planimetrie. Nei sepolcri più antichi la decorazione interessa solo i frontoncini delle pareti corte; dalla seconda metà del VI secolo a. C. le pitture coprono tutte le pareti con grandi scene figurate che alludono alla vita dei defunti e alle cerimonie funebri.

A partire dalla seconda metà del V secolo a.  C. appaiono i primi segni di una nuova concezione della morte, di tipo ellenizzante e con richiami a un aldilà popolato di demoni mostruosi e personaggi della mitologia greca. Tra gli ipogei più conosciuti ci sono le tombe delle Leonesse, dei Leopardi, della Caccia e Pesca, dei Giocolieri (etc.).